Il linguaggio della matematica in classe
Nell'insegnamento della matematica concorrono almeno tre registri linguistici:
1) linguaggio simbolico dell'aritmetica, dell'algebra e dell'analisi;
2) linguaggio specialistico che descrive oggetti e relazioni della matematica;
3)linguaggio naturale, colloquiale, che ne veicola la comunicazione e permette la relazione didattica.
La confusione tra questi diversi registri, così come la non esplicitazione di alcune regole dei linguaggi simbolico e specialistico, può nuocere all'apprendimento.
I libri di testo fondono insieme i tre livelli di linguaggio precedentemente presentati separatamente.
Viene da posizioni autorevoli l’invito a utilizzare un linguaggio più semplice e “amichevole”. Che non significa affatto più povero ma più accessibile. Più attento a non fare selezione sociale, nel delicato compito “della condivisione della cultura e della scienza da parte dei cittadini”.
Chi insegna sa di non poter lasciare SOLI con un libro di testo di matematica che pochissimi studenti (e questo fatto dovrebbe costituire motivo di lavoro anche per autori di libri di testo e case editrici). Gli altri non sanno utilizzarlo: non ne capiscono né il linguaggio naturale né il linguaggio visivo (del resto non sempre curato in maniera concettualmente espressiva ed esatta da parte delle case editrici, ma utilizzato, spesso sì, in maniera decorativa e perciò inutile), non parliamo poi del linguaggio simbolico!!!
Chi insegna oggi credo debba prestare quindi particolare cura a rendere semplice, chiaro ed esplicito quanto più possibile il linguaggio, in ciascuna delle accezioni prima specificate. Pretendendo indietro altrettanto lavoro, s’intende. Dobbiamo pretendere tanto dai nostri studenti, dobbiamo farli lavorare il più possibile, affinché diventino capaci di capire il più possibile e di scegliere, consapevolmente, il più possibile. Ma dobbiamo fornire loro tutti gli strumenti per fare questo lavoro e togliere loro tutti gli alibi per non farlo.
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